Agresto: la versione Toscana dell’aceto balsamico

Agresto: la versione Toscana dell’aceto balsamico

Sicuramente molti di voi usano abitualmente l’aceto balsamico, ma quanti di voi hanno mai sentito parlare dell’Agresto?

 

Sembrerà insolito che un’associazione che si occupa di vino scriva di aceto, ma l’Agresto altro non è che un metodo antichissimo per non sprecare l’uva raccolta, neanche quella più acerba.

 

Le origini dell’agresto sono antichissime, già nel Medioevo veniva utilizzato nella preparazione di salse o come base per bevande fresche e dissetanti, era diffuso in tutta Italia e si otteneva lasciando appassire per circa 20 giorni l’uva non ancora matura e portando ad ebollizione il mosto trattato a mano insieme alla cipolla, aglio, rosmarino, miele, salvia, cannella e dragoncello, fino a farlo diventare denso come uno sciroppo.

 

Nel corso della storia però il nostro agresto ha avuto momenti di gloria e di oblio: a partire dal Rinascimento infatti,  nelle corti signorili si diffuse l’aceto balsamico e il nostro aceto antico venne accantonato. Nonostante non sia molto diffuso,oggi il centro di produzione dell’Agresto è la zona di San Miniato di Pisa, ed è proprio la produzione esclusiva di questa zona a poter vantare il marchio P.A.T. (Prodotto Agroalimentare Tradizionale).

 

Ma come possiamo usarlo in cucina? La sua particolarità è il suo sapore, un contrasto tra dolce e acido che lo rende ottimo usato sia nelle insalate che sui bolliti, sulle tartare o nella zuppa di cipolla.

 

Insomma, speriamo di avervi dato qualche consiglio utile su un prodotto che forse meriterebbe di essere più diffuso e vi suggeriamo di fare un giro nelle zona di San Miniato, magari approfittando dell’ospitalità delle Cantine socie del Movimento Turismo del Vino Toscana, e scoprire dove poter acquistare questo splendido sapore antico!

Condividi sui social