Il Carnevale in Toscana: una storia secolare di vino e goliardia

Il Carnevale in Toscana: una storia secolare di vino e goliardia

Si sta per concludere il periodo di Carnevale! Una festa che nella nostra regione ha radici antichissime. Tra abitudini folkloristiche, gare di carri allegorici e prelibatezze culinarie, il carnevale toscano è unico nel suo genere. Scopriamo insieme alcune curiosità che sicuramente non tutti conoscono!

 

Siamo in periodo di carnevale, il periodo dell’anno che tradizionalmente rovescia i ruoli sociali: fa diventare ricchi i poveri e poveri i ricchi, signori i contadini e contadini i signori. Da secoli, secondo la tradizione cristiana, in questo periodo dell’anno ci si dà alla pazza gioia, prima del mesto periodo della Quaresima. Come tutte le feste tradizionali anche questa, in Toscana, è legata a doppio filo con il vino e con la gastronomia. Ma qual è l’origine di questa festa?

Il Carnevale ha una tradizione antichissima. La parola Carnevale deriverebbe proprio dal latino carnem levare, cioè togliere la carne, (ma non il vino!), dalle nostre tavole. Era quindi l’ultima occasione per rifocillarsi prima del periodo di penitenza della Quaresima.

Con l’evolversi dei secoli, il Carnevale è divenuto il momento in cui tutti si abbandonano agli eccessi. La società viene rovesciata e i ruoli vengono ribaltati. Si potevano abbandonare le formalità sociali, trattare i signori come dei contadini e viceversa. Era lecito prendere in giro i sovrani e gli esponenti politici della città, imitandoli o punzecchiarli con scherzi e prese in giro.

Lungo il Cinquecento, a Firenze, i Medici organizzavano grandi sfilate in maschera, su carri nominati “trionfi”, durante i quali si cantavano i celebri canti carnascialeschi: strofe goliardiche che alludevano alla pratica dell’amore in maniera scherzosa. Nel periodo rinascimentale era abitudine per i giovani signori, travestirsi da contadini, ed organizzare scorribande goliardiche in giro per i borghi. Le scorribande cominciavano subito dopo l’epifania e si protraevano fino all’inizio della Quaresima. Pare addirittura che nel 1534 furono proprio alcuni eccessi dei giovani fiorentini a generare serie tensioni tra le importanti famiglie dei Medici e degli Strozzi.

Il Carnevale di Viareggio

Ancora oggi, nella nostra regione, le strade dei borghi vengono invase da carri con enormi figure di cartapesta, lunghe sfilate in maschera, piazze piene di coriandoli e stelle filanti, che portano avanti questa secolare tradizione: è il caso del Carnevale di Foiano che si svolge nel borgo aretino dal 1539, o della Rievocazione della Mea, il Carnevale storico di Bibbiena che risale al 1300.

Addirittura il Carnevale di Castiglion Fibocchi pare datato 1174. Come non citare poi il Carnevale di Viareggio – uno dei più importanti d’Italia – che raccoglie nelle strade della città centinaia di migliaia di persone.

Ovviamente la festa del carnevale non può che andare a braccetto con il mondo del vino. Oltre all’uso goliardico che si faceva durante i banchetti e le cene di questo momento dell’anno un po’ “pazzo”, durante il Carnevale si festeggiava soprattutto la fine dell’inverno e l’inizio della stagione produttiva nei campi.

Durante il rinascimento, poi, la figura di Bacco era presentissima nei canti carnevaleschi: il più famoso è di certo quello attribuito proprio a Lorenzo il Magnifico intitolato La Canzone di Bacco.

I primi versi, famosissimi, sono un inno al gusto e al godimento della bellezza:

Quant’è bella giovinezza

       che si fugge tuttavia!

       Chi vuole esser lieto, sia,

       di doman non c’è certezza.

Ed è il miglior modo per augurare a tutti i wine lover di godere, in questo periodo dell’anno come durante tutti gli altri, dei piaceri che solo il gusto moderato e consapevole del buon vino sa offrire!

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(Foto di copertina: Carnevale di Foiano, Carro del Cantiere Rustici, 1966)

 

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