Il Trebbiano Toscano: aneddoti e curiosità in compagnia dell’enologo Andrea Pizzolato

Il Trebbiano Toscano: aneddoti e curiosità in compagnia dell’enologo Andrea Pizzolato

Oggi vogliamo portarvi alla scoperta dei segreti del Trebbiano Toscano: un vino lontano dalle mode del momento e fortemente radicato nella cultura contadina della nostra regione. In compagnia dell’enologo Andrea Pizzolato siamo andati in cantina per scoprire come ottenere ottimi vini con quello che Plinio il Vecchio definiva “vino della Trebula”.

 

 

D. Andrea, tutti sanno che il Trebbiano Toscano è un vitigno “facile” in quanto poco soggetto a malattie e con produzioni generose, ma che al tempo stesso risente molto della mano dell’uomo in cantina, dacci il tuo parere da esperto.

 

R. Il Trebbiano Toscano è in effetti un vitigno vigoroso che offre produzioni generose ma con caratteristiche organolettiche delicate e un carattere da gestire. Basti pensare che anticamente il vino “Tribbiano” veniva chiamato dai nostri vecchi “Vin Brusco” per la sua forza nel bicchiere. Solamente una gestione enologica attenta riesce ad estrarre al meglio l’identità di questo vitigno, esaltandolo nel suo slancio “brusco” ma virtuoso.

 

Foto: Poggio del Moro

D. In passato il Trebbiano Toscano veniva utilizzato nella produzione del blend Chianti, oggi con le nuove discipline in materia qualcosa è cambiato. Tu utilizzi ancora questo vitigno per un produrre un vino rosso dal nome che sa di poesia.

 

R. Io utilizzo Il Trebbiano Toscano per la produzione del mio “Status Quo”: 80% Sangiovese e 20% Trebbiano Toscano proprio come si faceva un tempo, ed è da qui che nasce il nome. La parte bianca in questo caso, dona fragranza e scorrevolezza al vino, che risulta più pronto e immediato. A differenza di quello che molti pensano infatti, storicamente il Trebbiano Toscano non veniva utilizzato per donare acidità al vino rosso. Se guardiamo infatti gli studi sull’acidità dei vini fatta dal Barone Bettino Ricasoli già a metà del 1800, il Trebbiano Toscano aveva sempre acidità molto basse perché raccolto in contemporanea alle uve rosse, principalmente sangiovese. Questo faceva sì che i vini fossero più pronti e morbidi ma meno adatti all’invecchiamento e infatti il Barone nella storica ricetta del Chianti (poi Classico) sostiene che è da non mettere per i vini destinati ad invecchiare. Tuttavia, nei suoi studi lui predilige la Malvasia al Trebbiano per il Chianti (poi Classico) perché è più gentile ed ha un gusto più pieno.

 

 

D. Oltre che enologo sei anche un grande sperimentatore e conoscitore del mondo vitivinicolo, raccontaci il tuo ultimo esperimento in cantina

 

R. Ho prodotto un vino macerato, ho estremizzato cioè la pratica della macerazione sulle bucce: il processo storicamente durava alcuni giorni ed io l’ho prolungato per circa un mese. Il risultato che ho ottenuto è un vino bianco con caratteristiche strutturali simili a un rosso. Oltre al vino macerato che è un vino estremo, ho prodotto anche uno spumante metodo classico da sole uve Trebbiano Toscano, raccogliendo le uve a inizio settembre per ottenere una base con la giusta acidità ed una maturazione adeguata.

 

 

Grazie al nostro enologo Andrea per averci fatto scoprire alcune curiosità legate ad un vitigno fortemente legato alle tradizioni della nostra regione. E voi avete mai assaggiato un Trebbiano 100% da segnalarci? Noi vi suggeriamo di visitare le cantine del Movimento Turismo del Vino Toscana per scoprire tanti altri segreti legati al mondo del vino che solo durante un tour guidato potrete conoscere.

 

La foto di copertina è di Buccianera
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